Il fico, per la facilità della sua riproduzione, sembra sia stata la prima pianta coltivata dall’uomo, undicimila anni fa nella zona della Mezzaluna fertile. Il Fico (Ficus carica L.) è un albero frutto originario dell'Asia occidentale, introdotto da tempo immemorabile nell'area mediterranea, da cui si diffuse successivamente in tutto il bacino del Mar Mediterraneo e successivamente in America, Africa del Sud, Giappone, Cina e Australia.. E’ una pianta xerofila (amante del caldo asciutto) appartenente alla famiglia delle Moraceae. L’epiteto specifico carica fa riferimento alle sue origini che vengono fatte risalire alla Caria, regione dell’Asia Minore.
E' una pianta molto resistente alla siccità e vegeta nelle regioni della vite, dell'olivo e degli agrumi. Non resiste a -10°C; teme i ristagni idrici e ama i terreni freschi, profondi e ben dotati di sostanza organica. Il fico domestico è caratterizzato da un apparato radicale molto espanso e superficiale, tronco robusto e rami deboli, che può raggiungere gli 8 metri di altezza.
Le piante di fico si caratterizzano per garantire una produzione che si aggira intorno a due volte in un anno: questi alberi vengono definiti con il termine di bifere, mentre tutti quegli alberi di fico che presentano la caratteristica di produrre solo una volta all'anno i frutti, invece, prendono il nome di unifere.
La specie è presente in due forme botaniche che semplicisticamente possono essere definite come piante maschio e piante femmina, dato che la prima (pianta maschio, o caprifico) costituisce l'individuo che produce il polline con frutti non commestibili, mentre la seconda o fico vero (pianta femmina che produce frutti commestibili) produce i semi contenuti nei frutti.
Il fico domestico presenta solo fiori femminili longistili e produce due tipi di frutti:
- fioroni o fichi primaticci: si formano in autunno, maturano nella tarda primavera dell'anno successivo e presentano fiori femminili sterili;
- fichi veri: si formano in primavera, maturano a fine estate dello stesso anno e portano fiori femminili fertili o sterili a seconda della varietà.
Il fico domestico si propaga sia per talea (utilizzando rami di 2-3 anni), considerando una lunghezza pari a 30-40 centimetri, che si devono inserire a dimora, nella maggior parte dei casi, negli ultimi mesi della stagione invernale, sia tramite pollone radicato. Può essere innestato qualora si voglia cambiare varietà (innesto a gemma o a corona).
La pianta inizia a produrre intorno al 5° anno dall'impianto, raggiunge la massima produzione (40-60 kg di frutti) dai 30 ai 40 anni e poi, gradualmente, inizia ad avere una resa minore; può sopravvivere sino ai 60 anni e oltre.
Il vero frutto del fico è, in realtà, contenuto all’interno di quello che noi chiamiamo frutto e che solitamente mangiamo. Quello che comunemente viene ritenuto il frutto del fico è in realtà una grossa infruttescenza (insieme di frutti) carnosa, piriforme, ricca di zuccheri a maturità, detta siconio, di colore variabile dal verde al rossiccio fino al bluastro-violaceo, cava, all’interno della quale sono i veri frutti, molto piccoli, chiamati in botanica acheni.
A riposo, se ancora non si distinguono, si aspetta una minima ripresa vegetativa; questo perchè se eliminiamo le gemme che porteranno i frutti dell'anno precedente si avranno meno fichi.
Si può potare immediatamente dopo il primo raccolto (giugno/luglio) i rami dopo 5 foglie circa, così (ciò devia l'energia nello sviluppo del frutto) a fine estate si ha fichi più grossi e saporiti e poi questo aiuta l'albero a mettere più energia anche verso il frutto che sarà prodotto l'anno prossimo: sui nuovi rami si avranno anche le successive gemme per i fichi precoci della stagione successiva (questo metodo massimizza il doppio raccolto - ramificherà e produrrà più frutti - Nota bene: il Ficus carica a i frutti sui rami nuovi).
E’ importante in alcuni casi ridurre la densità delle foglie che fanno ombra al raccolto o non fanno circolare aria - rischio di malattie fungine); a fine inverno si eliminano i rami che fanno ombra alla chioma (in particolare al centro), e eventuali rami secchi, deboli, malati, morti.
Non lasciare monconi dove i rami indesiderati vengono rimossi, ma riducendo quasi a filo con il ramo di derivazione (o il tronco), lasciando intatto solo il collare del ramo (questo è fondamentale per la cicatrizzazione e sana guarigione e chiusura delle aperture che avverrà naturalmente).
Controllare in ogni caso le gemme ed anche in questo secondo caso lasciare sulla pianta ancora qualche gemma di frutto per il primo raccolto: lasciare il più possibile (una potatura pesante invernale, causa la perdita del raccolto dell'anno che viene).
Il fico risente molto delle avversità climatiche, in particolare delle basse temperature e della grandine che possono distruggere completamente la produzione. Danni possono essere provocati da una virosi (mosaico) e dai marciumi radicali; tra gli insetti risultano dannose alcune cocciniglie, la mosca della frutta (Ceratitis capitata) e la psilla del fico (Homotoma ficus).
Simbologia
Molto noto ai popoli dell'antichità, nell’Antico Testamento il fico, insieme con la vite, era simbolo di fertilità e vita gioiosa. Albero e frutto sacro, il Fico è l’emblema della vita, della luce, della forza e della conoscenza. Nell’antica Grecia, era l’albero sacro ad Athena, dea della saggezza e a Dioniso dio del vino. Platone ritiene questo albero amico dei filosofi.
Nella tradizione antica il Fico riveste quindi un significato di immortalità e di abbondanza. Esso rappresenta anche l’asse del mondo, che collega la terra al cielo. Nell’antichità si praticava la sicomazia, un metodo di divinazione attraverso le foglie di questo albero. Come simbolo dell’abbondanza è legato alla fecondità. Il Fico presiede alla nascita; nel popolo Indù il fico è venerato per aver dato rifugio alla nascita di Vishnu. Lo stesso vale per i fondatori di Roma, Romolo e Remo. Poiché vive e si sviluppa bene in ambiente caldo e arido, è anche l’albero degli eremiti, che si nutrono volentieri dei suoi frutti. In questo modo rappresenta anche l’energia sessuale trasformata in energia spirituale.
Nella mitologia greco-romana, il fico era associato al simbolo del potere maschile ed associato a Bacco (Dioniso), a Zeus (Giove), ed a Priamo. Nel giudaismo, un fico è segno di pace e prosperità, ma anche il simbolo di Israele.
Tuttavia, il fico è più significativo nel buddismo, perché rappresentava il sacro albero della Bodhi sotto cui Buddha raggiunse l'illuminazione. Nell'Islam, il Profeta Muhammad aveva giurato sotto il fico, per cui fu considerato l'Albero del Cielo.
Nell’antica Grecia era considerato un frutto altamente erotico al quale sono legati molti miti. Platone, soprannominato “mangiatore di fichi”, raccomandava agli amici di mangiarne in quantità perché, a suo dire, rinvigoriva l’intelligenza. L’albero dell’Eden, proibito da Dio all’uomo nel Vecchio Testamento, non sarebbe un melo, ma un fico: infatti Adamo ed Eva, dopo averne mangiato il frutto, quando si accorgono di essere nudi, si coprono intrecciando foglie di fico.
I Romani pensavano che mangiare i fichi “aumentasse la forza dei giovani, migliorasse la salute dei vecchi e che addirittura avesse l’effetto di ridurre le rughe! La convinzione che il fico avesse delle proprietà erotiche venne ribadita anche dalla Scuola Medica Salernitana. La medicina popolare vedeva nei numerosi semini, circa seicento per frutto, un segno della sua attitudine a favorire la fecondità. A luna crescente le coppie sterili staccavano due foglie da un albero e le mettevano sotto ai rispettivi cuscini perché si pensava avessero il potere di far arrivare dei figli.