Il termine equinozio deriva dal latino aequinoctium (notte uguale, in riferimento alla durata del periodo notturno uguale a quello diurno) ed indica quel momento della rivoluzione terrestre intorno al sole in cui quest'ultimo si trova allo zenit dell'equatore.
I solstizi e gli equinozi scandiscono il cambiare delle stagioni, infatti distano tra loro circa 3 mesi. I due solstizi, solstizio d’estate e solstizio d’inverno, indicano il giorno in cui l’emisfero nord e quello sud della Terra ricevono rispettivamente il massimo e il minimo numero di ore di luce solare dell’anno.
L’equinozio ricorre due volte durante l'anno solare – in autunno e in primavera - e, in tale momento, il periodo diurno (ovvero quello di esposizione alla luce del sole) e quello notturno sono uguali. Sia nell’equinozio d’autunno che nell’equinozio di primavera l’asse di rotazione terrestre risulta perpendicolare alla direzione dei raggi solari. Da questo momento in poi le ore di luce continueranno a diminuire fino al solstizio d’inverno del 21 dicembre, quando le giornate ricominceranno ad allungarsi.
L’equinozio d’autunno e l’equinozio di primavera sono gli unici momenti dell’anno in cui il sole sorge esattamente ad est e tramonta esattamente ad ovest.
Equinozio di primavera
Il 21 marzo ha inizio la Primavera, e con essa comincia anche il periodo dell’anno che corrisponde al segno dell’Ariete: nella costellazione dell’Ariete infatti sorgeva il Sole più di 2000 anni fa (circa dal 2100 a.C al 100 a.C.), quando sono stati codificati i segni zodiacali e i loro periodi di riferimento.
L’energia di questo periodo è quella della rinascita della vita, dell’impulso vitale a germogliare, a iniziare a fare delle cose, a mettersi in movimento. Il freddo dell’inverno infatti è ormai alle spalle, così come la variabilità delle prime settimane di Marzo (Pesci): con l’Ariete torna il calore (è infatti un segno dell’elemento Fuoco), e si dà avvio a una nuova fase nel ciclo della natura (la modalità Cardinale dà avvio alla stagione).
Torna la luce, le giornate si allungano, il Sole si fa più caldo, si ha voglia di fare tante cose: l’Ariete porta con sé il momento e l’energia del risveglio, la nascita, l’inizio, il principio.
Est è la sua direzione, quella dove sorge il sole, che è anche sede dell’elemento aria. Impalpabile e leggera, l’aria ci ricorda tutto ciò che è fluido, mutevole e impermalente.
Per analogia, e poiché noi tutti vibriamo nella stessa energia della natura, anche gli esseri umani come gli animali e le piante sperimentano in primavera un desiderio di apertura, che spinge a fare nuovi progetti, a creare nuovi scambi e desiderare nuovi incontri. E’ un po’ come se si risvegliasse ogni volta, con l’arrivo della primavera, l’emozione della giovinezza, con tutto il carico di inquietudine, curiosità e allegria che la caratterizza.
L’Equinozio di primavera celebra la fertilità della terra, la rinascita e segna il momento dell’unione in un simbolismo cosmico legato al risveglio della Natura. In questo giorno, in cui ha luogo la perfetta corrispondenza tra ore solari e ore notturne, nelle civiltà contadine era diffusa l’usanza di accendere fuochi rituali sulle colline. Si riteneva infatti che quanto più a lungo la fiamma riuscisse ad ardere, tanto più fruttifera sarebbe stata la terra. Pianta sacra all’Equinozio di Primavera è il trifoglio, associato al triskell, la ruota sacra a tre braccia.
Miti
La più antica festa di Primavera del mondo pare essere Sham El Nessim le cui tracce risalgono a circa 4700 anni fa. Sham el Nessim (Sham el Nisseem, Sham el Niseem), letteralmente «fiutare il vento», è festeggiata in Egitto e segna l’inizio della primavera. Cade il primo lunedì dopo la Pasqua copta, ma le sue origini sono legate alle origini dell’Egitto stesso. In epoca Faraonica essa era una ricorrenza legata all’agricoltura, i cui riti di fertilità furono inglobati dal Cristianesimo nei riti Pasquali.
Per quel che riguarda l’antico Occidente, le primitive celebrazioni primaverili si sono fuse e confuse con le celebrazioni cristiane. Di alcune celebrazioni sono rimasti solo i nomi a ricordarci l’origine pagana, altre invece, pur avendo perso il nome originario hanno conservato simboli e riti in forma quasi intatta.
Ad esempio in Germania e Inghilterra le parole usate per indicare la Pasqua (Oster in tedesco ed Easter in inglese) sembrano derivare dal nome di un’antica e poco conosciuta divinità norrena: Eostre, personificazione della Primavera. Oltre il nome della festività pare siano stati anche assorbiti i simboli dell’antica celebrazione, ovvero il coniglio pasquale e le uova dipinte. Infatti, pare che il coniglio o la lepre siano simbolo della Dea e che anticamente le si offrissero, il giorno dell’equinozio, uova di serpente dipinte.
L’uovo a sua volta è un antichissimo simbolo di vita, di creazione e di rinascita.
In numerose mitologie un uovo primordiale, embrione e germe di vita, è il primo essere ad emergere dal Caos. E’ l'"Uovo del mondo" covato da una Grande Dea e dischiuso dal Dio Sole. L'uovo è il principio da cui nascono tutte le cose, e rappresenta ciò che contiene la potenzialità di tutto ciò che esiste e in seguito si manifesta. Non a caso la nascita del mondo da un uovo cosmico veniva celebrata presso molte civiltà in corrispondenza con la festa equinoziale di primavera, quando la Natura risorge e le ore di luce iniziano a prevalere su quelle notturne.
Nell’antica Roma era protagonista di una storia simile Cibele, dea di origine frigia che, in mancanza di una mitologia specifica, fu identificata con Rea, la Madre di tutti gli Dei. Vi sono differenti versioni del mito. Secondo alcune versioni Cibele era madre Vergine di Attis, dio frigio, secondo altre, invece, le due divinità intrattenevano un rapporto amoroso. In ogni caso, Attis si ritrovò a sposare una mortale, la figlia del re di Pessinunte. Durante le nozze Attis divenne folle a causa dell’intervento di un amante gelosa, così fuggì su un monte e si tolse la vita.
Addolorata per la morte del giovane dio, Cibele intervenne per salvargli la vita. Secondo alcune versioni del mito, Attis tornò in vita dopo tre giorni, altre versioni invece, affermano che Cibele trasformò l’amato giovane in abete (simbolo, infatti, della vita eterna). In ogni caso la Dea della Terra istituì una cerimonia funebre da celebrarsi durante l’equinozio di Primavera. Le celebrazioni cominciavano il 15 di marzo e terminavano il 28 marzo dando inizio al nuovo anno. Le cerimonie celebravano il mistero della morte e resurrezione, dunque i cicli della Vita e della Terra che si alternano. Assunsero presto un carattere misterico e furono gli unici culti orgiastici ed estatici che si siano celebrati in ambito romano caratterizzati da danze frenetiche il cui ritmo era scandito da tamburi.
Durante la cerimonia i sacerdoti di Cibele e Attis, i Coribanti, inscenavano la vita del Dio dall’infanzia alla sua morte e resurrezione. Durante i riti i sacerdoti si ferivano e spargevano il loro sangue. Oggi di questi riti restano solo le diverse forme di «Tarantella» danza popolare tipica delle regioni dell’Italia Meridionale accompagnate, dal suono del tamburello, antico simbolo di Cibele.
Per l’antica Grecia invece l’arrivo della primavera era connesso al mito del ritorno di Persephone dal regno notturno, dove era regina. La Dea era caratterizzata da due aspetti: era Kore, la fanciulla, la figlia quasi indistinta dalla madre, ed era Persephone, Regina degli Inferi, sapiente Guida dell’aspetto oscuro delle cose.
Kore/Persephone era la sola figlia di Demetra e la sua vicenda mitica si snoda intorno al suo rapimento da parte di Ade, fratello sotterraneo di Zeus, la disperazione di Demetra per il distacco (che coincide con la stagione invernale sulla terra) e il loro ricongiungimento che dà l’avvio al ciclo stagionale, sancendo che Kore trascorra due stagioni all’anno – primavera ed estate - con la madre (che per la felicità restituisce la fecondità alla Terra) ed una –autunno/inverno – con Ade nel regno dei morti. Tutto questo divenne il fulcro dei Sacri Misteri Eleusini, che venivano celebrati in prossimità dell’equinozio d’autunno (la discesa di Persephone) e dell’equinozio di primavera (il suo ritorno).
Di fatto Kore non è poi così ingenua e il suo cogliere il fiore proibito è sintomo del suo desiderio di diventare donna, di spezzare il cordone ombellicale che la lega alla madre e di trovare la sua strada. Tuttavia ogni pulsione è ancora inconscia, non pienamente riconosciuta sul piano della consapevolezza. Esattamente come la primavera, dove i fiori sui rami degli alberi vivono nella pienezza della loro essenza e sembrano inconsapevoli del fatto che un giorno diventeranno frutti.
Il mito di Kore-Persephone pone l’accento sulla ciclicità della vita, e sulla possibilità che ha ogni donna di ritornare fanciulla più e più volte nella vita.
Ma la divinità greca che per eccellenza ci ricorda la primavera è Afrodite, la giovane e splendida dea dell’amore, che evoca il lato più sensuale della stagione, ovvero quel magico potere di attrazione che rende possibile l’accoppiamento e la conseguente nascita di ogni cosa. Cita il mito che “al suo passaggio spuntano i fiori, cantano gli uccelli e tutta la natura sembra gioire”. Lei rappresenta quella potenza che spinge un essere irresistibilmente verso un altro essere, l’amore passionale. Dea della primavera, stagione dei fiori e dell’amore, le erano sacre le rose, ma anche molte altre piante, quali il melograno e il mirto. Anche la mela, antico simbolo dell’amore, si trova nella sua mano. Afrodite incarna il principio del piacere fine a sé stesso ed è simbolo dell’amore, di cui si fa portatrice. La Venere romana era meno complessa della Afrodite greca. Dea delle bacche selvatiche e delle erbe, delle pigne e dei cipressi, era una dea delicata, diremmo una dea dell’amore giovanile, quello che nasce quando si va in giro a raccogliere le fragole.
I giapponesi hanno una predilezione per i ciliegi in fiore e così Kono-Hana-Sakuya-Hime era la loro dea del ciliegio, il suo nome significa “la signora che fa fiorire gli alberi”. Yaya-Zakura è un’altra dea giapponese dell’albero di ciliegio. Essa era una bella e giovane dea di primavera che restava nubile finché la sua bellezza durava e si prendeva degli amanti solo quando i suoi petali erano caduti.
Flora era la dea ed essenza stessa della nuova stagione. Nell’antichità, nel mondo latino, la dea della primavera era Flora. Il nome deriva dal latino flos, floris (‘fiore’). Era un’antica divinità dell’Italia centrale che regolava lo sbocciare dei fiori ed è stata associata, in un secondo momento, alla primavera giacché presiedeva, in senso lato, al risveglio primaverile ed a tutto ciò che sboccia: la gioventù, i sensi amorosi, le belle speranze. Flora aveva un carattere gioioso cui univa scanzonata malizia. Flora potrebbe, forse, derivare dalla divinità etrusca Feronia, ma era comunemente associata alla greca Chloris.
Nelle tradizioni neo-druidiche contemporanee, l’Equinozio primaverile è denominato Alban Eiler (Luce della Terra), con riferimento al fatto che il Sole ora si trova al di sopra dell’Equatore celeste, la zona astronomica chiamata nelle antiche cosmologie “Terra Emersa”, contrapposta alle “Acque Inferiori”, cioè la zona al di sotto di tale fascia. Se i pagani festeggiano Alban Eiler oppure Ostara, antica dea nordica dell’alba, della primavera e dell’amore equivalente alla dea scandinava Freya; i cattolici celebrano la Pasqua: in entrambe le festività sacre il tema centrale è la rigenerazione, il passaggio dal mondo sotterraneo (inverno, sono della coscienza collegato al letargo della flora e della fauna), al vero risveglio (quello della Natura e della spiritualità).
Secondo gli alchimisti, ma non solo, sarebbe più abbondante sulla Terra l’Ein Sof o Spirito Universale fecondatore della Madre Terra. Secondo loro lo Spirito è veicolato da agenti atmosferici come la pioggia, i raggi solari e il vento che in primavera sono più abbondanti rispetto al resto dell’anno. Essendo lo Spirito responsabile della vita in tutte le sue forme, la sua abbondanza fa si che abbondi la vita non solo nel regno animale e vegetale ma persino nel regno minerale e che ogni essere senta il richiamo e l’istinto alla procreazione. Quest’Anima Mundi è anche chiamata Amore e non a caso, in tutte le leggende ricorre l’amore nelle sue forme più diverse.
Astrologia
È Ariete il germoglio che spunta, la nascita di un'idea, di un sentimento, l'avvio di una azione e tutto quanto concerne la fase ''prima''. Momenti Ariete sono il taglio del cordone ombelicale, l'avvio di un motore, il risveglio al mattino e l'alba, il primo passo, la posa della prima pietra, l’inaugurazione, il debutto, l’esordio, l’avvio di un motore (che tanto piacciono agli Ariete).
Da un punto di vista astrologico, l’Ariete è governato da Marte e Plutone, e il Sole si trova in esaltazione: sono i tre pianeti maschili, risulta evidente quanto il simbolismo della virilità, della forza, dell’impresa eroica, della lotta per la conquista. In particolare Marte, il dio della guerra e delle arti della lotta. L’Ariete non si tira mai indietro di fronte a una sfida o a una proposta, si lancia, si butta, corre il rischio.
Equinozio d'autunno
E’ il tempo di raccogliere dagli ultimi frutti, ben maturi, i semi che serviranno a darci da mangiare l’anno successivo, da essiccare all’aria e all’ombra, da conservare al buio o all’asciutto in sacchetti di carta con scritto il nome, aspettando la primavera per piantarli.
La celebrazione dell’equinozio d’autunno ha carattere meditativo, di bilancio, di presa di coscienza che ci proietta verso l’attesa e la speranza per un nuovo ciclo, altrettanto propizio.
Associati alla morte e alla trasformazione delle forze vitali attraverso la rinascita sono i rituali concernenti le operazioni di raccolta, spremitura, fermentazione del vino, analogia del ciclo vita/morte, trasmutazione o passaggio ad una nuova vita. Il vino, a ben guardare, ricorre nella simbologia cristiana come sangue di Cristo, essenza che contiene lo spirito imperituro della vita, mentre la vite era già anticamente associata all’Albero della Vita, capace di collegare i due mondi.
Dal punto di vista astrologico, l'entrata del Sole nella Bilancia, segno dell'Equilibrio, ci riporta al significato latino del nome. Cardinale e opposto al suo gemello primaverile, ci ricorda che questi sono gli ultimi giorni in cui le forze si bilanciano e che a seguire l'oscurità vincerà per i successivi sei mesi, sulla luce.
Miti
Questo avvenimento ha sempre rappresentato nell'antichità un momento speciale nel quale le forze di luce e tenebra sono in perfetto equilibrio. Per molte culture l'Equinozio d'Autunno è un giorno di celebrazioni. Nella tradizione iniziatica questo momento rappresenta un passaggio, un tempo per la meditazione, per rivolgersi all'interno, durante il quale la separazione tra ciò che è visibile e ciò che è invisibile si assottiglia sin quasi a scomparire. Nel calendario agricolo contadino, purtroppo, poco o nulla è rimasto delle ritualità festive autunnali e bisogna aspettare la fine di ottobre con Ognissanti per trovare ancora gli antichi riti di passaggio rurali e pagani, quel momento che i Celti chiamavano Samhain.
Si chiama luna del raccolto, o Harvest Moon, secondo la saggezza dei Nativi Americani, la luna piena più vicina all’equinozio d’autunno.
A Machu Picchu si trova la pietra Intihuatana, che aveva il compito, con la sua posizione, di mostrare l'esatta data dei due equinozi e di altri eventi astronomici. Questa pietra particolare è uno degli oggetti più studiati di Machu Picchu e serviva agli Inca per la misurazione periodica della posizione del sole.
L’equinozio d’autunno corrisponde alla prima Festività dell’Oscurità per i Celti. Questa occasione vede al centro il tema della separazione tra gli innamorati o tra madre e figlia. Per i Celti Mabon: il giovane dio della vegetazione e dei raccolti, indicato col nome di Maponus nelle iscrizioni romano-britanne, è il figlio di Modron, la Dea Madre: rapito tre notti dopo la sua nascita, venne imprigionato per lunghi anni fino al giorno in cui venne liberato da Culhwch, cugino di Re Artù. A causa del suo soggiorno ad Annwn, Mabon rimase giovane per sempre.
Il suo rapimento è l'equivalente celtico del rapimento greco di Persefone. Ricordiamo infatti che nell'antica Grecia si celebravano i Grandi Misteri Eleusini, riti misterici che rievocavano appunto il rapimento di Persefone, figlia della dea Demetra che regolava i cicli vitali della terra, condotta agli inferi dal dio Ade che ne fece la sua sposa. La leggenda racconta che Demetra, come segno di lutto e fin quando non riebbe sua figlia, rese impossibile il germogliare delle sementi e delle piante e sterile la terra. Nell’antichità miti e leggende servivano per trovare una spiegazione al passaggio delle stagioni che segnava con importanza elevata l’alternarsi del lavoro nei campi, dei raccolti e del riposo.
Riassumendo in entrambi i miti quello che viene ciclicamente rivissuto ad ogni autunno è il sacrificio del dio/dea che, dopo le gioie e glorie amorose della primavera e dell'estate, dopo aver dato con la massima potenza fecondante i frutti a tutti gli esseri viventi, è costretto/a a morire a sé stesso, a declinare nel buio della Terra, intesa come Ventre, Utero, Tomba, Infero.
L’equinozio d’autunno è una delle feste nazionali del Giappone. Fa parte dei 24 Setsubun, i giorni di transizione più importanti dell'anno, che segnano il passaggio da un periodo all'altro. La festa viene chiamata Shuubun No Hi o Higan no Chu-Nichi. In questa giornata si va ad osservare la pioggia delle foglie d’acero, albero sacro del Giappone, così come con l’arrivo della primavera si ammira la fioritura dei ciliegi.
Stonehenge è il fulcro dei misteri e delle celebrazioni legate agli equinozi e ai solstizi. Di solito i grandi raduni a Stonehenge si svolgono durante la bella stagione, in corrispondenza del solstizio d’estate, ma l’equinozio d’autunno è un altro momento affascinante per visitare questo luogo magico.
San Michele
Tra il 21 e il 23 settembre ha luogo l’equinozio d’autunno, al quale presiede l’Arcangelo Michele. Il sole entra nel segno della Bilancia, dando così inizio a un nuovo ciclo. I frutti cadono dagli alberi, abbandonano i loro involucri, mentre i semi vengono selezionati per essere consumati o conservati; più tardi essi saranno piantati nella terra affinché il ciclo ricominci. Ma questo lavoro di separazione, di cernita che si fa in natura non riguarda unicamente la vegetazione: esso concerne anche l’essere umano. Come il frutto si separa dall’albero e il seme dal frutto, l’anima si separa dal corpo. Il corpo corrisponde all’involucro e l’anima al seme che viene seminato in alto, in Cielo. Il giorno in cui sarà maturo, il frutto che è l’uomo non dovrà cadere in terra come il seme di una pianta, ma volarsene verso il Cielo.
E l’autunno è il periodo nel quale deve avvenire questa separazione di cui parla Ermete Trismegisto quando dice: «Tu separerai il sottile dal denso con grande abilità». Separare il sottile dal denso vuol dire separare lo spirituale dal materiale. Durante l’autunno tale processo di separazione si realizza in tutta la natura per preparare la nuova vita. Come l’Arcangelo Michele viene a separare l’anima dal corpo, così l’Iniziato lascia morire in sé una materia per liberare la vita. L’Arcangelo Michele separa l’anima dal corpo perché l’anima deve viaggiare, visitare altri mondi dello spazio e non rimanere eternamente sulla terra. La separazione è una legge della vita. Ecco quindi che cosa dobbiamo imparare dall’Arcangelo Michele: la selezione, il discernimento, l’apprendere a separare il puro dall’impuro, l’utile dall’inutile, il nocivo dal salutare, la cosa morta da quella viva. E la causa di tutte le sventure è proprio la mancanza della capacità di discernimento.
Astrologia
L'equinozio introduce il segno della Bilancia, come la stagione a cui dà inizio, è un segno temperato, moderato, le focose passioni estive sono alle spalle definitivamente, il freddo dell’inverno ancora non si fa sentire, ma è chiaramente atteso e lucidamente previsto. Le foglie ingialliscono e cominciano a cadere, la natura si ferma, ed è tempo di bilanci, appunto, di valutazioni, e inevitabilmente di scelte, ma con molta serenità: il raccolto è stato fatto, è stato conservato, ora è il momento di ripartirlo equamente, così come in base ai risultati si sceglie se aumentare o diminuire le quantità per la semina dell’anno successivo.
Più che il Leone o la Vergine, è proprio la Bilancia il segno che gode dei frutti nel lungo periodo (Venere come piacere), riesce a dosarli e farseli bastare (Saturno come regola e misura), non deve neanche più lavorare e faticare, ma da buon segno d’Aria può dedicarsi ad immaginare, creare, progettare.